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Beato Andrea Caccioli da Spello Sacerdote dei Frati Minori

3 giugno

Spello, Perugia, 30 novembre 1194 - 3 giugno 1254

Nacque a Spello, in Umbria, il 30 novembre 1194. Nel 1216 venne ordinato sacerdote dal vescovo di Spoleto l'anno seguente diventò parroco di Spello. Presso il monastero delle Clarisse di Vallegloria incontrò Francesco di Assisi, che lo aveva da sempre affascinato. Quattro anni dopo decise di entrare nel convento di Santa Maria degli Angeli di Assisi, ricevendo da Francesco in persona il saio: era il primo parroco-sacerdote che diventava frate. Era presente alla morte del santo poverello nel 1226 come alla sua canonizzazione nel 1228. Nel 1233, inviato in Spagna al Capitolo dei frati di Soria, operò il miracolo che lo avrebbe fatto conoscere poi come «il santo delle acque»: fece smettere la siccità guidando la preghiera del popolo locale. Compì un miracolo simile anche per le clarisse di Vallegloria, che gli erano state affidate dalla stessa santa Chiara. Dal 1235 fu predicatore dell'Ordine nel Nord Italia e in Francia. Nel 1253 divenne guardiano del nuovo convento francescano di Spello, dove morì il 3 giugno 1254. (Avv.)

 

Martirologio Romano: A Spello in Umbria, beato Andrea Caccioli, che, primo sacerdote aggregato tra i Frati Minori, ricevette l’abito dell’Ordine dalle mani di san Francesco e gli fu accanto al momento della morte.


Il B. Andrea Caccioli nacque a Spello, piccolo e ameno paese dell’Umbria, il 30 novembre 1194. Di nobile famiglia, gli fu dato il nome del glorioso apostolo la cui festa ricorre il giorno della sua nascita. Fu educato secondo i sani principi della fede cristiana, dai primi biografi sappiamo che si distinse presto per la bontà con cui trattava il prossimo e che amava ritirarsi solitario in preghiera. Luogo preferito era il Monte Subasio dove sorgevano due monasteri: quello dei Benedettini e quello delle Clarisse. Il giovane Andrea spesso vi si recava per cercare la pace interiore. La consacrazione al Signore fu meditata a lungo, si concretizzò a ventidue anni quando venne ordinato sacerdote dal Vescovo di Spoleto (1216). Autentico uomo di Dio, il suo ministero fu incondizionato. Un anno dopo, rimasta vacante la Parrocchia del suo paese, tutti videro in lui il successore ideale. Aveva solo ventitre anni.
Poco distante da Spello, alcuni anni prima, Francesco d’Assisi aveva dato vita al movimento dei Frati Minori. Nel suo pellegrinare il Poverello contagiava molti a vivere in modo distaccato dalle cose terrene, volgendo gli occhi al cielo. Le comunità francescane si diffondevano ovunque; il B. Andrea ne era affascinato.
Giovane parroco, si prodigava instancabilmente nella cura delle anime affidategli, ma era anche attratto dalla preghiera contemplativa che solo un convento può assicurare. Il sospirato incontro con il Padre Serafico avvenne nel monastero delle Clarisse di Vallegloria. Francesco gli disse che doveva ancora per qualche tempo essere parroco per condurre a termine i lavori intrapresi e per badare alla mamma anziana, il Signore avrebbe disposto al meglio. Con l’animo più sollevato resse ancora per quattro anni la parrocchia preparandosi spiritualmente al tanto sospirato ingresso in convento. Solo dopo la morte della mamma si ritenne libero di andare dal Vescovo e manifestare i suoi propositi. La notizia si diffuse in un baleno; molti cercarono di fargli cambiare idea ma, arrivato il permesso, benedisse tutti lasciando Spello per il convento di S. Maria degli Angeli di Assisi. Aveva ventinove anni. Prima di partire, come prevede la regola francescana, vendette tutti i suoi beni per distribuirne il ricavato ai poveri.
Fu accolto da S. Francesco che volle dargli personalmente il povero saio: il cuore di Andrea scoppiava di gioia. Visse l’anno di noviziato proprio nella comunità primitiva. Dal Padre assimilò parole, gesti e virtù: la sua esistenza era trasformata. Emise la professione solenne prostrato davanti al Serafico Padre: era il primo parroco-sacerdote che diventava frate. Dalla “Prima Vita” del B. Tommaso da Celano conosciamo il modo eroico in cui viveva la prima comunità di S. Maria degli Angeli, la più amata da Francesco. I primi frati furono degli autentici privilegiati.
Il Santo di Assisi morì, logorato dalle fatiche, il 3 ottobre 1226. Tra i presenti c’era il nostro Beato. Rivolgendosi a lui gli raccomandò l’importanza della proclamazione della Parola di Dio. Dopo tale incarico Andrea rinunciò alla vita eremitica per annunziare a tutti la Lieta Novella. Suo direttore spirituale divenne il B. Egidio.
Andrea assistette alla canonizzazione di Francesco, che avvenne ad Assisi solo due anni dopo la sua morte, ad opera di Gregorio IX, il 16 luglio 1228. Il giorno successivo si pose mano alla costruzione della nuova basilica, ai cui lavori presenziò anche il nostro beato. Il 25 maggio 1230 si fece la solenne traslazione del corpo del santo. In quell’occasione Andrea ebbe l’ispirazione di chiedere al Papa la consacrazione della chiesa di S. Lorenzo di Spello. In un tripudio di gioia, il corteo papale giunse nella cittadina e si procedette alla celebrazione con tutta la solennità dovuta.
Nel 1233 Andrea venne inviato in Spagna al Capitolo dei Frati di Soria. Si verificò in quell’occasione il miracolo che avrebbe fatto denominare Andrea come “il santo delle acque”. Vi era in quelle terre una gravissima siccità, la popolazione, molto provata, si rivolse ai frati che decisero di intraprendere alcune preghiere penitenziali. Per guidarle fu scelto proprio Andrea, anche se straniero e le sue doti oratorie non erano particolarmente conosciute. Gli argomenti da lui trattati furono il peccato, il castigo di Dio, il pentimento e la divina misericordia. I fedeli rimasero molto colpiti, in breve tempo cadde tanta pioggia e ci fu abbondanza di raccolto. Il popolo riconobbe in lui il salvatore venuto dall’Italia.
Qualche tempo dopo, l’appellativo fu confermato da un fatto altrettanto prodigioso. Avvenne che le Clarisse di Vallegloria rimasero senz’acqua, tanto da essere costrette a uscire fuori dalle mura della clausura per approvvigionarsene. Le monache si rivolsero a lui piene di fiducia. Andrea disse loro di pregare e di meritare la grazia con una santa condotta di vita. In poco tempo fu scoperta una fonte dentro il convento e si gridò al miracolo. Tale fonte è ancora oggi viva e l'acqua che ne scaturisce è considerata dalla popolazione terapeutica e ottima per la cura del mal di fegato. Da quel momento ci si rivolgeva a lui in ogni periodo di siccità, e sempre con successo.
Fu nominato predicatore dell’Ordine, col permesso di predicare sempre e ovunque. Iniziò nel 1235 e per otto anni fu instancabile: si recò a Verona, Como, Crema, Padova, Reggio Emilia, Roma e anche in Francia. Quando le chiese non erano sufficientemente capienti predicava in piazza. La sua parola semplice commuoveva e convertiva. Spesso seguivano i miracoli.
Restava comunque un contemplativo e quindi si imponeva alcuni periodi di ritiro; tra i luoghi preferiti vi era l’Eremo delle Carceri presso Assisi. Durante le lunghe preghiere rimaneva assorto e per due volte ebbe il dono mistico singolare di stringere tra le braccia il Bambin Gesù.
Fino alla fine dei suoi giorni ebbe la cura spirituale delle Monache di Vallegloria che gli erano state affidate direttamente da S. Chiara. Per le sue preghiere il Monastero fu anche preservato dai soldati dei Federico II.
Carico di fatiche e d’anni, i suoi concittadini manifestarono il desiderio che concludesse la sua vita tra loro. Offrirono all’Ordine la Chiesa di S. Andrea Apostolo con i locali annessi, chiedendo al Ministro Generale, Fra Giovanni da Parma, di mandare una comunità di frati. L’offerta fu benevolmente accolta e Fra Andrea fu eletto Guardiano (1253). Il suo ingresso fu un trionfo.
Con la sua permanenza a Spello riuscì a riconciliare le fazioni opposte dei Guelfi e dei Ghibellini, ma ormai erano numerosi i malanni, a cui si aggiunsero anche alcune aridità spirituali. Confortato dai sacramenti e dalla presenza del Beato Egidio, spirò predicendo a Fra Tommaso l’elezione a Ministro Provinciale. Era il 3 giugno 1254 e aveva sessant’anni. Alle esequie partecipò una moltitudine di popolo.
Il corpo fu deposto in due casse, una di legno e una di marmo; già nei primi dipinti venne raffigurato con l’aureola. Una ricognizione del corpo ci fu nel 1623, il 3 giugno 1597 gli era già stato dedicato un nuovo altare. Anche nella casa natale dei Caccioli la sua stanza era stata trasformata in cappella. Il 25 luglio 1738 Clemente XII confermò il culto, ma dal 1360 era già compatrono di Spello. Ancora oggi i suoi confratelli e i suoi concittadini custodiscono con venerazione il suo corpo e i suoi luoghi.


Autore:
Daniele Bolognini

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Aggiunto/modificato il 2004-06-10

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