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Santi Conone (Cuono) e Conello Martiri ad Iconio

29 maggio

m. 29 maggio 275

Patronato: Acerra


La storia dei Santi Protettori di Acerra ci è stata tramandata da alcuni manoscritti del V secolo. Il nome originale di questi santi è quello di S. Conone e Conello.

Si tramanda che Conone fosse un ingegnere idraulico, uomo di agiate condizioni economiche nella sua città di Iconio in Isauria, piccola regione dell'Asia Minore. Egli era cristiano, come la maggior parte degli abitanti della zona in cui il Cristianesimo si era diffuso moltissimo per la predicazione di S. Paolo.

Conone era sposato con una donna di cui non ci viene tramandato il nome; di lei sappiamo solamente che morì prematuramente.

Conone, ormai vedovo, decise di vivere da monaco. A quell'epoca, nell'area orientale dell'Impero Romano, dove Conone viveva, essere monaco significava condurre una vita solitaria. I monaci erano tenuti in grande considerazione, tanto da essere chiamati ad intervenire per proteggere le comunità dall'imposizione di tasse ingiuste e per opporsi alle violenze dei potenti.

Di suo figlio Conello sappiamo che era un ragazzo che seguì il padre in tutte le sue scelte, anche in quella monacale, che era Diacono della comunità cristiana di Iconio e che era un giovane molto impegnato e riscuoteva la stima della gente fra cui viveva.

A quel tempo, il prefetto Domiziano, che aveva l'incarico di far sentire che il potere dell'imperatore era più forte di qualunque altro, cominciò ad accanirsi contro Conone e Conello. Contro di loro fu fatto un processo per il "miracolo dell'acqua" che in realtà era stata un'opera di bonifica in quelle terre paludose.

Al processo seguirono torture e supplizi per Conone e Conello i quali affrontarono coraggiosamente la morte testimoniando la loro fede, il 29 Maggio 275.

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Il culto dei Santi Cuono e Figlio è vivo ad Acerra già prima del 1079. A portare qui il culto e le reliquie dei Santi, si pensa siano stati o dei fedeli che fuggivano dagli iconoclasti (un editto dell'imperatore d'oriente vietava il possesso e l'adorazione delle immagini e reliquie) o dei pellegrini che, di ritorno dalla Terra Santa, si fermavano in un paese in cerca di ricovero e, prima di ripartire, donavano parte delle reliquie al loro benefattore in segno di gratitudine dell'ospitalità ricevuta.

Poichè il territorio acerrano allora era una zona paludosa, da bonificare, il "miracolo dell'acqua" operato da S.Conone nell'Asia minore e tramandato fin qui, certamente fece sì che la città lo accogliesse con lo stesso fervore del suo popolo d'origine e lo eleggesse al proprio patrono.

Ai SS. Patroni fu dedicata una chiesa dove ancora oggi sono custodite le statue che li raffigurano con la pelle nera (forse in segno del martirio subìto: la graticola e poi il fumo), mentre nella Chiesa cattedrale sono offerte alla venerazione dei fedeli le reliquie dei Santi (ulna di un braccio di S.Cuono) che furono consegnate alla città di Acerra, con una solenne cerimonia religiosa nel 1688 dal Vescovo di allora, mons. De Angelis, che le aveva ricevute da Roma.

La loro venerazione è "culto collettivo" perchè essi sono visti come Patroni della città e pertanto ad essi gli Acerrani si sono rivolti per ricevere grazie "collettive", cioè l'intervento dei bisogni per la città, del gruppo sociale.

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Di tutti i racconti che vengono tramandati sul loro operato, ne ricordiamo alcuni.

Nel 1806 entrò in Acerra un generale francese che venne ospitato nel palazzo ex-baronale della signora Caterina Ungaretti, moglie del cavaliere Francesco Spinelli. Questi, girando per Acerra, entrò nella chiesa dei SS. Patroni e, quando vide le statue, si fece pallido ed esclamò: "Per Dio, sono loro!" e raccontò che aveva incontrato i due santi quando stava entrando nella città e al Gaudello il Santo gli aveva ordinato: "Generale, bada a non far del male agli Acerrani, essi mi appartengono. Guai a chi tocca i miei figli!". Così il Generale si decise a partire subito.

Si racconta ancora che il 25 Aprile 1872 dal Vesuvio sorse un'immensa nube nera che cominciò ad espandersi sulla pianura acerrana. Il popolo ricorse all'intercessione dei Santi portando la statua e le reliquie in processione. Dopo pochi minuti si alzò un vento che allontanò la nube sgombrando il cielo acerrano.


Autore:
Pasquale Esposito

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Aggiunto/modificato il 2006-09-15

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