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Beato Maturino Maria Pitri Oblato cistercense, martire

13 maggio

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Fontainebleau, Francia, data ignota - Casamari, Frosinone, 13 maggio 1799

Maturin Pitri, nativo di Fontainebleau, fu arruolato contro la sua volontà nell’esercito francese. Nel gennaio del 1799 fu colpito da una grave malattia e fu ricoverato, con altri undici commilitoni, nell’ospedale “La Passione” di Veroli. Dichiarato prossimo a morire, si confessò al priore dell’abbazia cistercense di Casamari, padre Simeone Maria Cardon, di passaggio per l’ospedale: gli dichiarò di voler vestire, se fosse guarito, l’abito cistercense. Tre giorni dopo, ormai ristabilito, venne nascosto per una notte nell’appartamento del curato dell’ospedale, don Giuseppe Viti; di buon mattino, fu accompagnato a Casamari, dove venne accolto come oblato. La notte del 13 maggio 1799, un drappello di soldati francesi in rotta da Napoli fece irruzione nell’abbazia. Come altri monaci, fra Maturino Maria cercò di fuggire dagli aggressori, ma venne ferito da un colpo di archibugio. Si trascinò quindi nella sua cella, dove morì. Altri tre monaci dell’abbazia di Casamari vennero uccisi durante quella stessa notte. Il priore morì il mattino seguente, mentre un altro, che si era nascosto, morì tre giorni dopo l’assalto, a causa delle ferite riportate. Furono beatificati il 17 aprile 2021, sotto il pontificato di papa Francesco, nella chiesa dell’abbazia di Casamari, dove dal 1951 sono venerate le loro spoglie mortali. La loro memoria liturgica cade invece il 16 maggio, giorno della nascita al Cielo di fra Zosimo.



Soldato suo malgrado
Maturin Pitri nacque a Fontainebleau, figlio di uno dei giardinieri del castello situato nell’omonima località, residenza prediletta dei sovrani francesi.
Contro la sua volontà, fu arruolato nell’esercito e destinato in Italia. Tuttavia, nel gennaio del 1799, fu colpito da una terribile asma di petto e da febbre e fu ricoverato, con altri undici commilitoni, nell’ospedale “La Passione” di Veroli. Per lui, apparentemente, non c’era più nulla da fare.

L’incontro con padre Simeone Maria Cardon
Passò nell’ospedale padre Simeone Maria Cardon, priore claustrale dell’abbazia cistercense di Casamari, non lontana da Veroli. Maturin si confessò con lui e gli dichiarò di voler vestire, se fosse guarito, l’abito cistercense.
Tre giorni dopo, aveva ormai superato la malattia. Il curato dell’ospedale, don Giuseppe Viti, lo nascose per una notte, poi lo accompagnò, di buon mattino, a Casamari, dove fu accolto come oblato.

Il saccheggio dell’abbazia di Casamari
Due anni dopo, le notizie dei saccheggi e delle violenze portate avanti da un drappello dell’esercito francese, in rotta da Napoli dopo la fine dell’esperienza della Repubblica Partenopea, arrivarono anche a Casamari. L’abate, padre Romualdo Pirelli, fuggì a Palermo; la responsabilità della comunità, quindi, passò a padre Simeone Maria Cardon.
Alle otto di sera del 13 maggio 1799, mentre la comunità si accingeva al canto della Compieta, che precedeva il grande silenzio della notte del monastero, un gruppo di una ventina di soldati francesi sbandati irruppe all’interno dell’abbazia. Il priore li accolse e distribuì loro cibo e bevande. Tuttavia, non appena si furono rifocillati, partirono alla ricerca di oggetti preziosi, anche commettendo veri e propri sacrilegi.

Il martirio di fra Maturino Maria e di altri cinque monaci
La maggior parte dei monaci fuggì spaventata. Anche fra Maturino era in fuga, inseguito dai soldati nel corridoio del noviziato. Ferito da un colpo di archibugio, si trascinò nella sua cella, dove morì.
Altri monaci dell’abbazia di Casamari vennero uccisi durante la notte del 13 maggio: padre Domenico Maria Zawrel, fra Albertino Maria Maisonade e fra Modesto Maria Burgen. Il priore padre Simeone Cardon, invece, si spense verso le sette del mattino del 14. Un altro, fra Zosimo Brambat, riuscì a nascondersi, ma morì tre giorni dopo, il 16, a causa delle ferite riportate, mentre cercava di andare nel vicino paese di Boville Ernica per ricevere l’Unzione degli Infermi.

Fama di santità e di martirio
I corpi dei sei monaci, da subito considerati martiri, furono sepolti nel cimitero monastico dai confratelli, ritornati dopo il gran pericolo, in modo da essere facilmente riconosciuti. Nel 1859 furono traslati nella chiesa abbaziale, precisamente nella navata sinistra. Nel 1951 le spoglie vennero collocate nella parte opposta, ossia nella navata destra, verso il portale d’ingresso.
La loro fama di santità e di martirio non venne meno nel corso dei secoli. Subito dopo l’accaduto, i fedeli della zona avevano cominciato a venire a pregare sulle loro tombe e a domandare grazie per loro intercessione.
Venne anche realizzata una serie di dipinti che illustra alcune fasi del loro martirio, opera di Mario Barberis, custodita nel Museo dell’Abbazia. Fra Maturino è ritratto in uno di essi, mentre cerca di trascinarsi nella sua cella. Un altro quadro, che raffigurava il momento della sua morte, è andato perduto.

La fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione
Il 27 giugno 2013 il postulatore generale dell’Ordine Cistercense, padre Pierdomenico Volpi, chiese a monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, d’introdurre la loro causa di beatificazione e canonizzazione, per verificarne l’effettivo martirio in odio alla fede.
Il vescovo, chiesto il parere della Conferenza Episcopale Laziale ed avuto parere positivo, il 6 dicembre 2014 diede inizio al processo diocesano, concluso il 25 febbraio 2016, dopo dodici sessioni; il nulla osta dalla Santa Sede era stato emesso nel 2015. Gli atti del processo diocesano vennero inviati alla Congregazione delle Cause dei Santi, ottenendo il decreto di convalida.

Il riconoscimento del martirio e la beatificazione
La “Positio super martyrio” venne consegnata nel 2018. I Consultori teologi della Congregazione delle Cause dei Santi, seguiti dai cardinali e dai vescovi membri della stessa Congregazione, si pronunciarono a favore del martirio dei monaci.
Il 26 maggio 2020, ricevendo in udienza il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto sul martirio di fra Maturino e compagni.
La loro beatificazione venne celebrata il 17 aprile 2021 nella chiesa dell’abbazia di Casamari, col rito presieduto dal cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come delegato del Santo Padre. La loro memoria liturgica cade invece il 16 maggio, giorno della nascita al Cielo di fra Zosimo.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2021-04-11

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