«Abbiamo terminato il nostro sesto soccorso in un flusso ininterrotto di casi Sar. Più di 400 persone sono a bordo della Sea-Eye 4. Abbiamo bisogno di un porto sicuro al più presto», ha twittato ieri intorno alle 14 Sophie Weidenhiller, portavoce della Ong Sea-Eye. Si trova sulla nuova nave umanitaria che ha iniziato la prima missione nel Mediterraneo centrale l’8 maggio, lasciandosi alle spalle il porto spagnolo di Burriana. 

Sabato scorso la Sea-Eye 4 ha messo al sicuro due cittadini libici che viaggiavano su un barchino in legno e poi, nelle 24 ore successive, ha effettuato quattro distinte operazioni: 172 le persone soccorse tra la prima e la seconda; 50 nella terza; 99 nella quarta, durante la notte tra domenica e lunedì. «Abbiamo trattato 25 persone in ospedale per un tempo più lungo. Tra loro tre donne incinte, di cui una all’ottavo mese. Anche tre bambini piccoli erano in cattive condizioni. I problemi principali sono: ipotermia, disidratazione, malnutrizione, mal di mare e svenimenti», ha dichiarato Stefan Mees, dottore dell’organizzazione umanitaria «Medici Tedeschi» che sulla nave cura l’aspetto sanitario.

Il soccorso notturno della Sea-Eye 4, foto Sea-Eye

Nel fine settimana l’arrivo del bel tempo ha permesso ai migranti di riprendere il mare. A Lampedusa sono arrivate tre barche: la prima sabato pomeriggio dalla Tunisia, con 16 persone; le altre due dalla Libia: uno sbarco autonomo di 61 persone più altre 73 condotte in porto dai mezzi navali di guardia costiera e guardia di finanza. Alarm Phone aveva lanciato l’allarme per quest’ultimo caso, sottolineando che la barca si trovava nella zona Sar italiana.

Un altro Sos era stato diffuso dal centralino domenica, per un gommone con circa 100 persone al largo della città di Khoms. I migranti avevano raccontato che il mezzo era sgonfio e in 47 erano finiti in acqua. Nella serata di ieri Alarm Phone ha parlato di «decine di dispersi»: «Dei pescatori locali hanno soccorso 62 persone in pericolo ma decine sono disperse. Nessun attore statale è intervenuto! Queste morti si sarebbero potute evitare se le autorità avessero reagito alle nostre allerte!».

Nella giornata di domenica la sedicente «guardia costiera» libica aveva riportato a Tripoli più di 680 richiedenti asilo e migranti. «Dopo aver ricevuto assistenza medica, sono stati tutti inviati nei centri di detenzione dove condizioni terribili e abusi sono moneta comune», ha dichiarato ieri Tarik Argaza, addetto stampa della missione Unhcr in Libia. Sulla reale destinazione delle persone rinchiuse nei campi libici nessuno ha certezze. La scorsa settimana Safa Msehli, portavoce Oim a Ginevra, ha denunciato che degli 8mila migranti intercettati e riportati indietro nel 2021 solo 4mila si trovano nei centri di detenzione ufficiali. «Migliaia mancano all’appello», ha accusato. 

Migranti intercettati e riportati a Tripoli, foto Unhcr

Altri numeri che offrono un panorama complessivo sul fenomeno migratorio diretto verso il vecchio continente sono stati pubblicati ieri dall’agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne Frontex (al centro di critiche e inchieste per violazioni dei diritti fondamentali e per un uso disinvolto delle risorse economiche). Frontex ha diffuso l’analisi sugli «attraversamenti illegali» dei confini lungo le cinque rotte migratorie che conducono in Europa durante il primo quadrimestre di quest’anno.

Gli sbarchi in quella più occidentale, che unisce le isole Canarie ad alcuni paesi africani della costa, sono più che raddoppiati (circa 4.500). Quasi stabili gli arrivi nella penisola iberica (3.167, con un leggero aumento del 5% rispetto al 2020). I numeri sono cresciuti nella rotta mediterranea centrale e in quella balcanica: rispettivamente 11.602 (+157%) e 11.606 (+93%). In calo gli sbarchi sulle isole greche dell’Egeo: -58%, per un totale di 4.828 migranti. 

Il confronto con lo stesso periodo del 2020 non è automatico, perché marzo e aprile dell’anno scorso sono stati segnati dalle più dure limitazioni alla mobilità dovute al Covid-19: anche i movimenti migratori ne hanno risentito. Comunque l’aumento generale degli arrivi è di circa un terzo.

Un elemento da tenere in conto per interpretare i dati è che «attraversamenti illegali» non equivale a «migranti irregolari». Infatti tra i nuovi arrivati molti chiedono, e in parte ottengono, l’asilo politico o altre forme di protezione internazionale. In ogni caso i numeri assoluti parlano chiaro: nei primi quattro mesi del 2021 le frontiere esterne dell’Ue sono state attraversate senza permesso da circa 35.703 migranti. Sono appena lo 0,004% della popolazione europea.