PNNR E GIARDINI STORICI. NOTE A MARGINE.
di Marco CILLIS
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Alla fine dello scorso anno il Ministero della Cultura ha diffuso un avviso pubblico per la presentazione di “Proposte di intervento per il restauro e la valorizzazione di parchi e giardini storici” nell’ambito dell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, mettendo a disposizione un importo pari a 190 milioni di Euro. Possiamo dire che per la prima volta il giardino storico viene messo al centro di una politica capillare di valorizzazione e recupero. Ponendo come unico requisito preliminare la presenza di un espresso vincolo monumentale, il bando è indirizzato tanto a proprietà pubbliche che a giardini privati.
Le azioni proposte all’interno dei singoli progetti sono state giudicate secondo questi criteri:
- Qualità, innovatività, digitalizzazione
- Sostenibilità ambientale dell’intervento
- Miglioramento delle condizioni di accessibilità, sicurezza e fruizione
- Coinvolgimento e benefici del territorio e della comunità di riferimento
con una forte attenzione, al recupero e alla valorizzazione della componente vegetale di ogni giardino.
Gli interventi erano finanziabili da un minimo di 200.000 ad un massimo di 2.000.000 di Euro e la graduatoria finale, resa nota lo scorso giugno, si presta a qualche considerazione rilevante.
In primo luogo sul numero dei progetti ammissibili al finanziamento (813), finanziati sulla base della graduatoria, funzione della rispondenza a diversi criteri, fino a esaurimento fondi, che denuncia un estremo interesse, potremmo dire un’urgenza, sul tema del recupero dei giardini storici. In secondo luogo sulla dispersione geografica delle candidature, che hanno interessato tutte le regioni d’Italia, dalla Lombardia (92), alla Toscana (88) al Veneto (124), al Molise (4), alla Sicilia (24), alla Sardegna (8), all’Umbria (24), solo per citarne alcune.
Elemento di grande interesse sta nel fatto che, accanto a capolavori della storia del giardino italiano come l’Orto botanico di Padova o il giardino di Valsanzibio o Villa d’Este a Tivoli, anche giardini contemporanei sono rientrati nel novero di quelli degni di interesse e finanziati. Tra questi anche due lavori di Pietro Porcinai (il giardino di Villa Fassia a Gubbio (PG), per un importo di 350.000 Euro e il Parco di Pinocchio a Collodi (LU), per un importo di 1.995.000 Euro).
Abbiamo chiesto ai progettisti dei due interventi di descriverne qui di seguito i contenuti.
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VILLA FASSIA E LA FORTE PERSONALITA’ DI PIETRO PORCINAI.
di Carla Schiaffelli
(le fotografie sono di Elisa Doinigi e sono state scattate ad agosto 2022)
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Se è vero che l’opera di Pietro Porcinai è stata elemento fondamentale nell’evoluzione dello stile e del disegno del giardino nel ‘900 in Italia e in Europa, è altrettanto vero che il giardino di Villa Fassia a Gubbio è un elemento fondamentale per la crescita e l’affermazione professionale del giovane paesaggista.
La Villa fu acquistata nel 1943 da Senatore Borletti e Nella Cosulich ed è ancora oggi di proprietà dei discendenti della stessa famiglia, oggi di Piero Senatore Musini. Grazie alla documentazione meticolosamente raccolta, studiata e conservata dai proprietari, e dai documenti, dalle immagini e dai disegni conservati nell’archivio dell’Associazione Porcinai a Fiesole e pubblicati nel 2014 in “I giardini di Pietro Porcinai in Umbria”, si capisce come questa opera rappresenti una esperienza fondamentale per la professionalità di Porcinai. Tale opera è piena espressione della cultura del ’900 e dell’evoluzione della sensibilità estetica del paesaggista che egli aveva colto già nella sua permanenza in Belgio e in Germania e che potè esprimere con determinazione e creatività a Gubbio. Nel 1937 a soli ventisette anni, al suo primo lavoro per un committente così prestigioso quale S.E. don Mario Ruspoli Principe di Poggio Suasa e la sua raffinata consorte, Pauline Marie Palma de Talleyrand-Périgord, nonché al secondo in assoluto in Umbria dopo Villa Zenobi, Porcinai mostra una grande sicurezza professionale, autorevolezza, e una profonda forza nel difendere le proprie idee. L'intervento del paesaggista era messo in discussione da coloro che lavoravano da anni presso la tenuta, che mal tolleravo le idee innovative del nuovo e giovane paesaggista e cercavano di metterlo in cattiva luce, in particolar modo con la Principessa consorte, vera committente del giardino, che aveva grandi e immediate aspettative.
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Veduta di Villa Fassia dal viale d’ingresso.
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Realizza il progetto di massima in soli tre giorni, basandosi su rilievi approssimativi, inviatigli in grave ritardo e sotto la forte pressione da parte del committente. Ma tutto ciò non lo spaventa affatto, anzi, sembra che le criticità esaltino la sua determinazione nel realizzare un’opera che esprima con forza la sua visione modernista e paesaggistica.
"Il giardiniere Mechetti mi riferisce che l’E.V. gli ordinò di sospendere i lavori alla terrazza ad Est della Villa per il timore che il bellissimo Leccio rimanga soffocato dal muro e dal terrapieno. Questo non accadrà; […]. Io posso affermare con tutta sicurezza: per la vita e la bellezza della pianta di Leccio mi assumo piene responsabilità. Eccellenza, si affidi completamente a tanto per la parte artistica che per la parte tecnica di tutto il lavoro. Sono sicurissimo che il risultato sarà assai superiore ad ogni attuale previsione”.
E così è stato.
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La soluzione studiata da Porcinai per inserire il l grande Leccio ad est della Villa nel muro di contenimento del terrapieno.
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Il bellissimo Leccio, già ultracentenario e tanto caro ai principi Ruspoli, troneggia nell’ala Est del giardino, inserito nel muro di contenimento progettato dal Porcinai che sorregge una delle terrazze di belvedere, cornice di uno degli angoli più suggestivi del giardino. Insieme alla lettera così rassicurante e autorevole sopra citata, testimonia come fin dall’inizio la grande competenza e decisione hanno rappresentato la base del successo che il paesaggista ha avuto per il resto della sua carriera. Conquista così tanto la stima dei Principi che interviene anche nelle scelte tecniche per il rifacimento della Villa, cosa che gli permette di coinvolgere un affermato architetto toscano, Nello Baroni: “Nel parlare dimenticai di informare l’E.V. che a Firenze abbiamo un giovane Architetto di molto buon gusto che molto si occupa di case di campagna [..]. Egli è attualmente molto impegnato ma in occasione di una mia gita a Gubbio potrei condurlo con me”.
Dopo il lavoro realizzato a Fassia, i Ruspoli, che nel 1938 avevano acquistato la Villa Des Vergers a Rimini (progettata nella seconda metà dell’Ottocento dall’architetto parigino Arthur Stanislas Diet, collaboratore di Haussmann), gli affidarono l’impegnativo restauro del giardino. Nello stesso anno Porcinai, fondò a Firenze, insieme a Nello Baroni e Maurizio Tempestini, un importante studio associato che diventerà punto di riferimento nella vita culturale della città.
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Uno dei cannocchiali prospettici realizzato con quinte di vegetazione sempreverde.
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Nonostante non sia uno dei suoi giardini più noti, Fassia esprime ancora oggi il pensiero estetico del giardino del '900, caratterizzato da cannocchiali prospettici e terrazze di belvedere che lo mettono in relazione con il paesaggio che lo circonda, ma anche scelte funzionali per la sua godibilità e semplicità di manutenzione, la sua ricchezza di elementi estetici che appaiono quasi all’improvviso lungo viali secondari, quali il giardino roccioso e il laghetto delle ninfee; il roseto antico e il bosco di caducifoglie che lasciano ancora oggi intravedere il progetto del parco come espressione della genialità del progettista.
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Tre lunghi gradini per il raccordo di due quote differenti su uno dei viali secondari.
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Il laghetto delle ninfee che si scopre lungo uno dei viali secondari e il giardino roccioso ricoperto da vegetazione che verrà riscoperto con il progetto di riqualificazione.
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Roseto di varietà antiche e la pergola con colonnato in pietra serena.
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Da settembre 2022, grazie al finanziamento attribuito dal PNRR, i proprietari della Tenuta di Fassia, azienda agricola biologica specializzata nella coltivazione di cereali antichi, inizieranno i lavori di restauro del giardino storico sotto tutela del Ministero per i Beni e le attività Culturali dal 2011. Il progetto prevede di riportare il giardino di Fassia al suo originale aspetto rendendolo visitabile e godibile ad un pubblico di Italiani e stranieri, appassionati di giardini e ai turisti in visita in Umbria e a Gubbio, dove nel 1949 Pietro Porcinai realizzerà anche il giardino dei 40 Martiri. Grazie all’incentivo del PNRR verrà così creata una rete di “turismo verde” con lo scopo di valorizzare la grande bellezza di parchi e giardini fino ad ora sconosciuti al grande pubblico e fornire un valore aggiunto all’offerta turistica del territorio.
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Riferimenti bibliografici:
Pietro Porcinai, architetto del giardino e del paesaggio. Atti del ciclo di seminari sulla figura e sulle opere, Facoltà di Agraria, Perugia, Garden Club Perugia, Centro Stampa Provincia di Perugia, ottobre 2002
Ceccarell I. i, Villa Fassia, comune di Gubbio, e le sua tenuta, Tesi di Laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Perugia, aa 2001-2002
Cecchini M.C., Porcinai in Umbria: Il Parco e la Villa nella tenuta Fassia a Gubbio, Tesi di Laurea, Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Perugia, aa 2006-2007
Di Blanco P., Due Giardini di Pietro Porcinai. Indagine storica e analisi vegetazione, Tesi di Laurea Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Perugia, aa 2004-2005
Fresa M., Giacchè G, Giacchè L. (a cura di), I giardini di Pietro Porcinai in Umbria, Regione Umbria, Quattroemme, 2014
Grifoni T. (a cura di), Natura scienza e architettura, L’Eclettismo nell’opera di Pietro Porcinai, Firenze 2006, pp. 87-90
Lettere e documenti, elaborati grafici originali:
Archivio Pietro Porcinai, Fiesole
Archivio di villa Fassia, proprietà Senatore Musini
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IL PARCO DI PINOCCHIO A COLLODI
di Giuseppe Lunardini
(le fotografie sono di Giuseppe Lunardini, landscape architecture, Lucca)
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Con grande piacere abbiamo ricevuto dalla Fondazione Collodi l’incarico di redigere una proposta di restauro e rinnovamento del Parco di Pinocchio nell’ambito del PNRR.
Il Parco di Pinocchio è uno dei tre importanti elementi che rappresentano Collodi, insieme all’antico borgo e al complesso monumentale della Villa e del giardino Garzoni. Tre itinerari che hanno in comune l’armonia con il paesaggio toscano e la capacità di portare la fantasia verso dimensioni inusuali e fiabesche.
Realizzato principalmente tra il 1956 ed il 1987, sorto su un’area dove c’erano soltanto una capanna e un campo pieno di cespugli, nacque come parco tematico per l’educazione dell’infanzia. L'impegno della Fondazione nel mantenere vivo il parco, premiato nel 2017 con il provvedimento di tutela ai sensi del D.L. 42/2004 quale bene di interesse culturale, ha investito la proprietà di onori ed oneri.
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Parco di Pinocchio. Schema delle piantagioni redatto dallo studio Porcinai (proprietà Fondazione Collodi).
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La struttura, pensata dall'Architetto Paesaggista Porcinai, ha ormai raggiunto un livello di vetustà tale da richiedere un intervento di rinnovo per le masse arbustive ed una serie di opere mirate sugli elementi arborei. È infatti nella memoria di tutti i più anziani soci della Fondazione la vista spettacolare che dalla piazzetta dei mosaici si proiettava sulla Villa Garzoni, oltre le chiome dei lecci della ragnaia o degli scorci possibili dai percorsi posizionati più in alto verso quelli in basso, ad esempio in corrispondenza dell’albero degli zecchini.
La crescita dei lecci e la trasformazione della maggioranza degli allori in alberi, ormai di altezza oltre i 3 metri, ha fatto sì che il progetto di restauro promosso dallo studio Giuseppe Lunardini Architetto del Paesaggio implicasse la sostituzione della maggioranza delle piante arbustive ed un controllo dello stato di salute e di stabilità di tutti gli alberi del parco che hanno comunque subito negli anni importanti potature che hanno aperto la strada a patogeni o sottoposto alcune piante a forte stress.
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Lecci che circondano l'area della giostra.
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Inoltre, gli arbusti sono divenuti alti e molto spogli, facendo sì, al contrario del progetto iniziale, che tra i vorticosi percorsi del Parco si possa facilmente vedere, ad ogni cambio di direzione, il percorso adiacente, perdendo quell’effetto di “stupore” che si respirava decenni fa.
Inoltre, la concorrenza dei grandi parchi tematici incalza e, nonostante l'impegno, la Fondazione può solo provvedere ad una manutenzione ordinaria del Parco che oggi si presenta in una situazione precaria, specialmente per quanto riguarda le opere a verde che sono “l'elemento portante del Parco”.
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Camminamento tra le siepi sempreverdi.
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Il progetto di riqualificazione del parco ha voluto quindi improntarsi su una necessaria sostituzione dell’architettura verde con piante giovani e il restauro delle installazioni artistiche scultoree presenti, mantenendo l’assetto voluto dal progetto del Parco di Collodi della fine degli anni 60.
Sulla base della stessa lista di piante allegata al progetto, e comunque coscienti delle necessarie nuove condizioni climatiche di resistenza cui il bando poneva notevole attenzione, si è previsto comunque un restauro filologico dell’assetto vegetazionale senza stravolgere in alcun modo la volontà di creare un parco-labirinto in cui i bambini potessero immergersi nella storia di Pinocchio.
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La balena inserita in uno spazio delimitato da varie specie di bambù.
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Conseguenti e complementari a questi interventi, sono previsti anche la realizzazione di un impianto di irrigazione e di un sistema informatizzato di monitoraggio del verde.
L'altro aspetto importante al quale mira il progetto è quello di ampliare gli orari di apertura del Parco, di garantire la sicurezza dei visitatori e di migliorare l'inclusività.
La realizzazione di un adeguato impianto illuminotecnico, oggi inesistente, sia di sicurezza che scenografico, garantirà una migliore fruizione ed un’estensione dell’apertura del Parco anche nelle ore serali.
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Progetto per la riqualificazione paesaggistica del parco. Studio Lunardini.
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Dettaglio di un percorso. Prima e dopo la sistemazione paesaggistica. Progetto Studio Lunardini.
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Progetto di illuminazione dello stesso percorso Studio Lunardini.
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Per completare l’intervento, si attueranno una serie di lavori di restauro delle opere d'arte da parte di tecnici accreditati presso le Soprintendenze, comprendenti: pulitura e trattamenti superficiali di protezione per le sculture in bronzo di Consagra, ripristino dei mosaici, impermeabilizzazione e recupero della pavimentazione e restauro dell'intradosso della volta del pescecane, interventi sulla casina della fata di Zanuso, sistemazione delle pavimentazioni (oggi in terra battuta ma originariamente previste in sabbia) delle aree dedicate alla padella del pescatore e del circo, mediante l'ausilio di terre stabilizzate con caratteristiche cromatiche e granulometriche in armonia con il contesto ed infine restauro della pergola dell'Osteria del Gambero Rosso dove si trovano per la prima volta il Gatto e la Volpe.
Il risultato più importante che si prevede di raggiungere è quello del recupero iconografico del Parco.
Il sinuoso susseguirsi di opere d'arte sul tracciato disegnato da Porcinai deve essere riportato agli originari splendori in un unicum artistico, architettonico e letterario.
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Per completare l’intervento, si attueranno una serie di lavori di restauro delle opere d'arte da parte di tecnici accreditati presso le Soprintendenze, comprendenti: pulitura e trattamenti superficiali di protezione per le sculture in bronzo di Consagra, ripristino dei mosaici, impermeabilizzazione e recupero della pavimentazione e restauro dell'intradosso della volta del pescecane, interventi sulla casina della fata di Zanuso, sistemazione delle pavimentazioni (oggi in terra battuta ma originariamente previste in sabbia) delle aree dedicate alla padella del pescatore e del circo, mediante l'ausilio di terre stabilizzate con caratteristiche cromatiche e granulometriche in armonia con il contesto ed infine restauro della pergola dell'Osteria del Gambero Rosso dove si trovano per la prima volta il Gatto e la Volpe.
Il risultato più importante che si prevede di raggiungere è quello del recupero iconografico del Parco.
Il sinuoso susseguirsi di opere d'arte sul tracciato disegnato da Porcinai deve essere riportato agli originari splendori in un unicum artistico, architettonico e letterario.
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Riferimenti bibliografici:
R Baldi, Collodi (Pistoia), il parco di Pinocchio (1953-1987), “Anagke, Cultura, storia e tecniche della conservazione”, 5, marzo 1994, pp. 39-45.
CM. Bucelli, Committenza privata e pubblica: i giardini di villa e il parco di Pinocchio, in C.M. Bucelli, C. Massi, Pietro Porcinai a Pistoia e in Valdinievole, Leo S. Olschki, Firenze, 2012, pp. 131-180.
C.M. Bucelli, Pietro Porcinai and Pinocchio’s Park in Collodi, Italy: Art, Garden, Landscape, Civil Engineering and Architecture 5(1): 1-7, 2017. DOI: 10.13189/cea.2017.050101
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