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NEWS 08| Dicembre 2022
 
Il «laghetto delle trote» nel parco di Villa Riva ad Alpino (VCO).

Cari soci, colleghi, amici, 

È un piccolo esperimento di Variazioni Porcinai, quello proposto dalla newsletter che ricevete: con un Porcinai anticipatore nel riconoscere il ruolo di difesa dell'albero nel disastro ambientale prodotto dall'Italsider di Taranto; con un Porcinai autore del progetto di un sofisticato eclettico parco, che mostrerà la sua versatilità, divenendo imprevisto set per un film girato da un altro grande toscano, Mario Monicelli, geniale autore di feroci satire cinematografiche.
Una esemplificazione discreta, se mi è concesso, di come lo sguardo rivolto al paesaggio sia da intendersi nella complessità di relazioni che legano insieme un’entità fisica composta di elementi naturali con le azioni condotte dall’uomo nel tempo.
Colgo l'occasione di rinnovare da parte di tutto il Direttivo della Associazione Porcinai i migliori auguri per un sereno 2023.


Buona lettura

Franco Panzini
MONICELLI A VILLA RIVA DI ALPINO: UNA TESTIMONIANZA CINEMATOGRAFICA DEL GIARDINO DI PORCINAI.

di Marco Ferrari
(le immagini sono tratte dal film di Monicelli Toh, è morta la nonna!, 1969 -  pur di modesta qualità esse presentano la migliore risoluzione ottenuta dalla riproduzione di frame della pellicola disponibile su YouTube)
Toh, è morta la nonna! è una pellicola umoristica del 1969 diretta da Mario Monicelli (Roma 1915- 2010), una bizzarra e surreale satira di costume che, nata dall’intenzione del regista di allontanarsi dal neorealismo e dalla commedia all’italiana, riflette l’evoluzione della società italiana di quegli anni: il boom economico, le conquiste sociali, la liberazione sessuale, i mutamenti nella mentalità e nel rapporto con il potere.
Il film si apre con la notizia dell’improvvisa dipartita dell’anziana Adelaide Ghia, proprietaria di un’importante azienda di insetticidi. Intorno al capezzale si riuniscono i numerosi parenti che, avidi dell’eredità, trovano morte in una grottesca sequenza di dubbi incidenti. Si distingue tra loro il taciturno nipote Carlo Alberto, interpretato da un giovane Raymond Lovelock, l’unico ad aver avuto con la nonna un rapporto disinteressato (e telepatico!) e destinato a ricevere l’azienda di famiglia, che convertirà tuttavia nella produzione di bombe per distruggere il sistema capitalistico.
Il film si inserisce pienamente nel clima di contestazione del Sessantotto, recitando un de profundis dell’istituto familiare altoborghese di un’Italia reduce dal miracolo economico e proponendosi quale ironica replica al coevo e più impegnato lavoro di Luchino Visconti, La caduta degli dèi. Commercialmente la pellicola fu un disastro, rimanendo tra le opere meno note di Monicelli; tuttavia, rappresenta una curiosa testimonianza di una fresca e ambiziosa opera di Porcinai e dello Studio BBPR di Milano.
Villa Riva, progettata da Studio BBPR nel 1951-52.
Teatro dei singolari eventi è infatti Villa Riva ad Alpino, prestigiosa località sulle pendici del Mottarone rivolta al Lago Maggiore, dove tra il 1951 e il 1952 l’imprenditore tessile Giulio Riva commissiona a Porcinai un vasto e articolato parco intorno all’avveniristica architettura di BBPR. Mancato Giulio nel 1960, nell’anno delle riprese la location è proprietà del figlio Felice, esule tra Nizza e Beirut a seguito del fallimento del proprio impero finanziario. Nota a Monicelli – che frequenta la vicina villa del cugino, Alberto Mondadori – Villa Riva incarnava simbolicamente per il regista la decadenza che la borghesia dell’epoca sembrava vivere in maniera irreversibile.
Il parco che Porcinai concepisce per la famiglia Riva si estende lungo un ripido ed esteso pendio boscato prospiciente il lago e costellato di numerosi spazi dedicati ad attività ludiche e ricettive: il tennis e il campo da bocce con parcheggio e spogliatoi, il campo da skeet con palazzina-bar, il teatro all’aperto, la pista di pattinaggio, il galoppatoio, il «lago grande» con una sinuosa via d’acqua artificiale e percorribile da piccole imbarcazioni, il «laghetto delle trote» per la pesca accanto alla cascinetta del custode e ulteriori villini destinati agli ospiti. L’intero brano di bosco è dominato dall’articolato e bianco volume della villa principale e attraversato da una strada finemente lastricata, che da un ingresso monumentale posto a lato della stazione di Alpino sale al piazzale d’arrivo antistante la dimora, dove Porcinai propone un grande bacino circolare e un roseto arricchito da decine di statue.
Schema d'insieme del parco concepito da Porcinai per la famiglia Riva ad Alpino. In rosso gli elementi della composizione, distinti tra realizzati (linea continua) e non (linea tratteggiata); in giallo i percorsi interni alla tenuta, in grigio le strade esterne e in nero il tratto di ferrovia Stresa-Mottarone
(
elaborazione grafica a cura di Ester Germani).
Il disegno generale è paradigmatico del periodo centrale dell’opera di Porcinai, segnato dall’astrattismo delle arti figurative degli anni Cinquanta: l’iconica forma circolare domina a differenti scale l’intera composizione, da elementi di dettaglio fino alla definizione perimetrale di interi ambiti, analogamente a quanto proposto per i medesimi committenti nella coeva Villa Fiorita di Saronno.
Raymond Lovelock in riva al «laghetto delle trote» nel parco di Villa Riva ad Alpino.
Di tutti gli elementi ideati solo pochi troveranno realizzazione. Monicelli ne immortala in particolare due, in una veste invernale: il roseto, dove sempre più numerosi partecipanti al cordoglio si accodano per siglare i sempre più numerosi libri-firma delle onoranze funebri, e il «laghetto delle trote», sulle cui rive il solitario Carlo Alberto si rifugia per incontrare la cugina Claretta (l’attrice Carole André).
Al roseto si accede da una morbida scalinata presieduta dai gruppi scultorei di Caco stretto da Ercole e di Cefalo col cane Lelapo. Un parterre disseminato di aiuole circolari contenenti polyantha e climbers bianche, gialle, rosa, rosse e lilla prelude a un comparto ovaliforme con piedistalli circolari in pietra di Vicenza sormontati da una trentina di statue. Chiude la scena un fondale architettonico e vegetale composto da un muro di pietra a spacco e una cortina di alti abeti e cedri.

 
Raymond Lovelock e Carole André all’ingresso del roseto di
Villa Riva ad Alpino.
Il «laghetto delle trote» consiste in due bacini artificiali a pianta circolare intersecati tra loro e da ulteriori elementi di forma analoga: vasche per piante acquatiche, piazzole per pescare distinte da differenti pavimentazioni e un’isola centrale costruita intorno a un castagno preesistente, raggiungibile da un camminamento a pelo d’acqua.
 
Raymond Lovelock e Carole André al «laghetto delle trote» nel parco di Villa Riva ad Alpino.
Nella pellicola di Monicelli i luoghi risultano in parte modificati, soprattutto nella distribuzione di ulteriori statue, che sembrano trarre origine dalla spessa e candida coltre di neve affollando il set al pari delle numerose comparse (e scomparse).
Nel dipingere la surreale vicenda famigliare, Monicelli offre un irriverente spaccato della medesima borghesia industriale di metà Novecento per la quale Porcinai, specialmente in Piemonte, è assiduo consulente nella concezione di opere raffinate e composite. Dell’emblematico parco di Alpino, dall’incerto futuro, la pellicola di Monicelli rimane prezioso documento dello stato dei luoghi, oggi inagibili.
 
Riferimenti bibliografici:

Marc Treib, Luigi Latini (a cura di), Pietro Porcinai and the Landscape of Modern Italy, Routledge, London 2016
 
Luigi Latini, Mariapia Cunico (a cura di), Pietro Porcinai. Il progetto del paesaggio nel XX secolo, Marsilio, Venezia 2012
 
Tiziana Grifoni (a cura di), L’eclettismo nell’opera di Pietro Porcinai, Polistampa, Firenze 2006
 
Milena Matteini (a cura di), Pietro Porcinai, architetto del giardino e del paesaggio, Electa, Milano 1991
 
Mario Monicelli, L’arte della commedia (a cura di Lorenzo Codelli), Dedalo, Bari 1986 Fabrizio Borghini, Mario Monicelli. Cinquant’anni di cinema, Master, Pisa 1985

UN PROGETTO DI PIETRO PORCINAI PER L'ITALSIDER DI TARANTO 

di Vincenzo Cazzato
(le illustrazioni  provengono dall'Archivio Porcinai e sono state pubblicate  in V. Cazzato, A. Mantovano, 2010)

La presenza di Pietro Porcinai in Puglia copre un arco temporale assai ampio che va dagli anni Trenta agli anni Settanta del Novecento. In un cinquantennio la sua ricerca progettuale si indirizza in questa regione verso ambiti assai diversi che testimoniano della vastità dei suoi interessi. In una prima fase, compresa fra gli anni Trenta-Quaranta, la committenza è quella delle famiglie del ceto emergente salentino: la famiglia Reale a Lecce, i Valletta ad Arnesano e, probabilmente, anche i Vergine a Cutrofiano se assegniamo a Porcinai la paternità del giardino della villa detta “Lo Speziale”. In una seconda fase, fra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta, interviene soprattutto nella sistemazione di spazi annessi a importanti complessi turistici: il villaggio di Pugnochiuso sul Gargano, il villaggio di Torre Guaceto presso Brindisi (non realizzato) e quello di Costa d’Otranto nella zona dei laghi Alimini. C’è poi, agli inizi degli anni Settanta, un terzo filone che riguarda la collaborazione con industriali, nel quale rientra un intervento di riqualificazione ambientale per conto dell’Italsider di Taranto.
Vale la pena soffermarsi su quest’ultimo progetto particolarmente significativo. Nel 1972 l’Italsider affida a Porcinai l’incarico per la soluzione del problema delle polveri tossiche che incombevano sui quartieri Croce e Tamburi. Il paesaggista viene scelto per l’esperienza acquisita nel 1963, quando era stato chiamato dall’Unesco a far parte di una commissione interdisciplinare per il trasferimento dei templi di Abu Simbel in Egitto, minacciati dalla diga di Assuan. In quella circostanza aveva avuto modo di sperimentare una barriera frangivento per frenare l’azione erosiva della sabbia del deserto.
 
Veduta prospettica dell’intervento con la disposizione delle alberature sulle collinette lungo la superstrada proveniente da Brindisi  a protezione del rione Tamburi (a destra) e le ciminiere dell’Italsider sullo sfondo.
Sezione schematica della collina artificiale.
Tre sezioni relative ai movimenti di terra della collina artificiale (la terza con variante) e con l’indicazione delle pendenze (2:3 o minore di 2:3).
Sezione della “collina riportata” con l’altezza delle piantagioni dopo 3, 5, 10, 15 anni anche in relazione al diametro del tronco. 
A Taranto Porcinai propone una serie di collinette artificiali dell'altezza di circa 10-14 metri per far salire verticalmente le polveri e impedire che, spinte dalle correnti d’aria, raggiungessero i quartieri più prossimi all'impianto. Nella parte basamentale prevede l'impiego di scorie d'altoforno e loppa mescolate insieme e ricoperte di terreno su cui piantare alberi di grandi dimensioni. Sostiene che “la vegetazione dovrà essere resistente anziché alla salsedine alla polvere formata da elementi e particelle provenienti dai minerali e dai materiali impiegati nelle varie lavorazioni e cioè: ferro, cemento, argilla”. Suggerisce pertanto l'adozione di due tipi di alberature: “a rapido sviluppo ma non longeve (Eucalyptus, Phitolacca, etc.); a lento sviluppo, ma longeve (Quercus ilex, Quercus calloprinus, Pinus halepensis)". La soluzione proposta deve molto agli studi da lui compiuti in Germania, dove aveva avuto la possibilità di conoscere analoghe realizzazioni nei bacini carboniferi della Rhur.
Alcuni disegni ci forniscono i dettagli di tale complesso intervento: vengono indicate le altezze che gli alberi avrebbero raggiunto nel corso degli anni, la distanza che doveva intercorrere tra le piante e il ciglio della strada, la pendenza del terreno. Un'immagine d'insieme della zona interessata dall’intervento ci è offerta da una suggestiva veduta a volo d'uccello con le alte ciminiere fumanti del complesso industriale, le strade, i tralicci dell’alta tensione, le palazzine dei vicini quartieri e la folta barriera vegetale. 
Sezione della “collina riportata” con l’altezza delle piantagioni dopo 3, 5, 10, 15 anni e la varietà delle alberature (Eucalyptus amygdalina, Eucalyptus globulus, Pinus maritima, Quercus ilex, Myoporum acuminatum).
Sezione della “collina riportata” (“duna”) con l’indicazione delle pendenze, la distanza minima delle piantagioni dal ciglio della carreggiata stradale, la loro altezza anche in relazione al diametro del tronco.

La stampa locale esprime apprezzamenti nei confronti della proposta di Porcinai. In un articolo pubblicato il 7 febbraio 1973 sulle pagine del “Corriere del Giorno”, le colline sono definite un’opera di “risanamento ambientale, estetico e fisico”. Sulla “Gazzetta del Mezzogiorno” dell’11 febbraio viene considerato inopportuno l’atteggiamento critico nei riguardi dell’Italsider da parte dei sindacati che si oppongono alla costruzione delle colline frangivento ritenendole altamente inquinanti, in quanto costituite in parte da rifiuti industriali e causa della sottrazione di suoli destinati alla realizzazione di spazi da adibire a servizi sociali. Sospetti sono anche avanzati circa possibili interessi da parte dell'Italsider che si sarebbe liberata di milioni di metri cubi di loppa mascherando al tempo stesso il progetto con motivazioni di alto valore sociale e urbanistico. Comune denominatore in tutti gli articoli è comunque il riconoscimento della serietà professionale di Porcinai che, in un'intervista nel 1978, affermerà: “Noi con la nostra vita attuale, con le nostre macchine consumiamo ossigeno ed emettiamo anidride carbonica; l’albero consuma proprio ciò che per noi è velenoso cioè l’anidride carbonica e ci restituisce ossigeno. Benedetto quindi chi pianta alberi perché l’ossigeno che l’albero produce viene consumato anche dal più diseredato degli uomini”.

Riferimenti bibliografici:

V. Cazzato, A. Mantovano, Giardini di Puglia. Paesaggi storici fra natura e artificio, fra utile e diletto, Congedo editore, Galatina 2010

ASSOCIAZIONE

Si segnala la prossima riunione del Consiglio Direttivo


Venerdì 13 gennaio,  ore 11.00

Fiesole, Villa Rondinelli

Per chi interessato a partecipare o porre domande si prega di scrivere a: segreteria@associazioneporcinai.org
 
APPUNTAMENTI

Segnaliamo:
Pietro Porcinai e la nascita della cultura moderna del paesaggio in Italia


Conferenza organizzata dal Giardino Romano Garden Club

Mercoledì 18 gennaio, 15.30

Roma, Aranciera dell' Orto Botanico

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XXXIII corso del Gruppo del Giardino Storico di Padova
GIULIANA BALDAN ZENONI-POLITEO 2023
"Paesaggio ed energia: dalla storia alle sfide del presente"

coordinato da Antonella Pietrogrande
 

Le lezioni si svolgono sulla piattaforma ZOOM dell’Università di Padova, il giovedì, ore 17.00-19.00 dal 26 gennaio al 25 maggio, sono previste due visite di studio
 

Per informazioni: http//www.giardinostoricounivpadova.it
email: segreteria@giardinostoricounivpadova.it

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Convegno Internazionale AIAPP e Assemblea Generale IFLA Europe 2023
Napoli 11 | 15 ottobre 2023

Call for Researches & Projects 
“Lost Landscapes”
per il Convegno Internazionale 12 | 13 ottobre 2023, a cura di AIAPP 

La scadenza per invio della candidatura è il 30 gennaio 2023.

Per informazioni: [...]
email: iflaeurope2023.segreteria@gmail.com

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Festival del Verde e del Paesaggio 31 marzo - 1-2 aprile 2023

Bandi aperti:

Concorso Avventure creative - Concorso Balconi in Città

scadenze 13 e 28  febbraio 2023

Roma, Giardino Pensile Auditorium Parco della Musica
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Malaysia Landscape Architecture Awards

bando aperto:
entro il 15 febbraio 2023  

Per informazion
i: [...]
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Il prossimo numero 29 della rivista francese online Projets de paysage sarà intitolata

Paysage(s) et jardins japonais hors du Japon - Paesaggi e giardini giapponesi al di fuori del Giappone 

invio sintesi contributo:
entro il 20 febbraio 2023  

a Emmanuelle Passerieux-Gibert à projetsdepaysage@gmail.com.

Per informazioni: [...]

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Giornate internazionali di studio sul paesaggio
Fondazione Benetton  Studi e Ricerche
Dalla parte del fuoco. Riti, visioni, pratiche di coltivazione nel paesaggio

2023, diciannovesima edizione 

 


Treviso,  23 e 24 febbraio 2023
17 febbraio, conferenza online di anteprima


Per informazioni: [...]
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Accelerating the clean energy transition – towards lower bills and greater skills

European Sustainable Week  (EUSEW) 2023

Bruxelles e online  20-22  Giugno 2023


Per informazioni: [...]
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Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa 2022/2023, VIII Edizione 

 il Ministero della cultura (MiC) ha coordinato entro il 15 dicembre 2022   la selezione della candidatura italiana


Per informazioni: [...]
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Premio europeo dello spazio pubblico urbano 2022

si è conclusa l'undicesima edizione con l'annuncio del progetto vincitore: il recupero del canale di Catharijnesingel a Utrecht (2020), realizzato OKRA landschapsarchitect, in quanto “intervento esemplare per la sopravvivenza delle nostre città nella nuova era climatica”.

Per informazioni: [...]
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