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Immigrazione, arriva la Mare Jonio 2. Maxi nave da mille posti con l’ospedale sul ponte

Una nave del tipo della mare Jonio 2 
Svelato il nuovo mezzo di Mediterranea. Ad aprile il varo. Sarà il più capiente tra quelli delle ong per il soccorso dei migranti, con droni e telecamere notturne
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Nel segreto di un cantiere nautico di Brema, circondato da gru e verricelli, giace il futuro prossimo del soccorso civile nel Mediterraneo. Una nave di 72 metri di lunghezza e 1.850 tonnellate di stazza, di fabbricazione norvegese e finora utilizzata per l’assistenza tecnica delle piattaforme petrolifere, sarà presto riadattata per operazioni di Search and Rescue, ossia la ricerca, il soccorso e le cure mediche delle persone che tentano la traversata verso l’Europa. È omologata per imbarcare fino a 700 migranti a viaggio, ma il ponte di coperta ne può accogliere anche mille. Sarà dotata di droni e pallone aerostatico. Questa imbarcazione batterà bandiera italiana e si chiamerà — il nome è provvisorio — Mare Jonio 2.

Ecco cosa bolle nel pentolone di Mediterranea, la piattaforma civica nata nel 2018 da un nucleo di associazioni (Arci, Ya Basta Bologna, il magazine I Diavoli, l’impresa sociale Moltivolti di Palermo) con l’apporto di alcuni parlamentari di Sinistra italiana. Col vecchio rimorchiatore Benetti ribattezzato Mare Jonio, negli ultimi due anni hanno pattugliato la zona Sar di competenza libica, raccogliendo naufraghi (374 in tutto) e denunciando, insieme alle altre ong, ritardi negli interventi, rimbalzi di responsabilità tra Roma, Tripoli e Malta, la sostanziale desertificazione di un tratto di mare ormai privo di testimoni e missioni governative. Dall’inizio di novembre la Mare Jonio è ferma nel porto di Venezia per lavori di manutenzione, ma gli attivisti di Mediterranea sono riusciti a comprare un’altra nave, più grande, più moderna, più attrezzata. Decisamente più costosa.

La Mare Jonio 2 per capienza sfida la Ocean Viking di Sos Mediterranée ed è una delle più possenti dell’intera flotta della società civile europea. Repubblica è riuscita ad ottenere il piano dei lavori di riadattamento cui sarà sottoposta a Brema. Da quei disegni e da quei progetti, timbrati Mediterranea, non è difficile capire perché segni per l’Italia un punto di svolta nell’impegno umanitario in mare. È equipaggiata con due gommoni d’altura da 8.60 metri ciascuno spinti da motori fuoribordo (velocità: 40 nodi), che possono essere messi in acqua in pochi minuti grazie a dei dispositivi di sgancio rapido e con i quali, si presume, cercheranno di sottrarre i migranti alle motovedette della Guardia costiera libica. Il ponte di coperta — stando alla planimetria — misura 540 metri quadrati. Sopra vi saranno installati cinque container, blocchi con servizi igienici, blocchi con 60 cuccette per l’accoglienza delle persone più vulnerabili e, soprattutto, un ospedale di primo soccorso con 12 posti letto. Ma è la strumentazione elettronica a stupire: due apparati di radiocomunicazione, due radar a doppia frequenza, un pallone aerostatico agganciato a uno dei ponti che può salire fino a 100 metri portando a quell’altezza videocamere con visori notturni, droni telecomandati.

Interpellati da Repubblica, i responsabili di Mediterranea non hanno voluto dire niente riguardo alla Mare Jonio 2. «Non confermo e non smentisco la notizia di una seconda nave in arrivo — dichiara Luca Casarini, uno dei capimissione — però posso solo dire che noi non molliamo il campo. Vedrete...». Da quel che risulta, i lavori di riadattamento della nave (tecnicamente è una off-shore supply vessel) cominceranno a metà gennaio. Per aprile la Mare Jonio 2 potrebbe essere già a sud della Sicilia.

La prima sfida, Mediterranea la lancia a se stessa. Per l’acquisto, infatti, è stata sborsata una cifra intorno agli 800 mila euro, e ne serviranno 100 mila al mese (e un equipaggio di 36 persone) per tenerla in mare. La piattaforma civica italiana dichiara di finanziarsi solo attraverso donazioni private, crowdfunding, iniziative di beneficenza: dovrà intensificare queste attività se non vuole che la sua nuova creatura rimanga ancorata in rada per carenza di fondi. D’altra parte una nave certificata per il salvataggio secondo le ultime normative, equipaggiata per la ricerca e il soccorso, capace di salpare con tutte le condizioni meteo, con un ospedale a bordo, aspira a ritagliarsi il ruolo di interlocutore privilegiato per le autorità marittime italiane. Di sicuro non passerà inosservata.