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Processo Gregoretti, i ministri depongono in aula su Salvini. Lamorgese: con me svolta sugli sbarchi

Matteo Salvini con l'avvocato Giulia Bongiorno al termine dell'udienza a Catania (fotogramma)
A Catania parole misurate e nessuna ostilità nei confronti dell'ex titolare dell'Interno. La testimonianza di Di Maio: venivamo a sapere del blocco delle navi dai suoi tweet
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CATANIA - Matteo Salvini esce dall'aula bunker ostentando la sicurezza di chi pensa che il peggio sia passato. Lascia che sia Giulia Bongiorno a dire che quella di Luciana Lamorgese, all'udienza preliminare del caso Gregoretti, è stata una "testimonianza decisiva" perché avrebbe confermato che "nel governo Conte 2 c'era un'assoluta continuità di linea e azione con il Conte 1 e che spesso venivano date indicazioni per ottenere prima la redistribuzione e poi lo sbarco dei migranti".

Sorrisi di circostanza e saluti a distanza tra ministri vecchi e nuovi, Salvini sul banco degli imputati, Luciana Lamorgese e Luigi Di Maio sulla sedia dei testimoni. Entrambi dicono no all'ingresso dei giornalisti in aula. Parole misurate, nessuna intenzione di buttare la croce addosso al leader della Lega, ma niente più di questo. Luciana Lamorgese non ci sta a passare per il ministro che avrebbe gestito il Viminale in continuità con il suo predecessore che rischia 15 anni di carcere per aver trattenuto per giorni, almeno due volte, i migranti sulle navi di soccorso. Meno che mai su una nave militare italiana alla quale si può vietare l'ingresso in porto e per la quale non è neanche il caso di chiedere la redistribuzione visto che i migranti a bordo sono già su territorio italiano.

E al giudice Nunzio Sarpietro che le chiede perché mai anche lei, a ottobre 2019, avesse lasciato a lungo in mare la Ocean Viking prima di concedere il porto, risponde che - fatta eccezione per tre sbarchi all'inizio del suo mandato, proprio nei giorni in cui stava per vedere la luce il Patto di Malta - la sua gestione degli sbarchi al Viminale non ha avuto alcun elemento di continuità con quella di Salvini. Carte alla mano, Lamorgese ha spiegato che, con lei al Viminale, il tempo medio di attesa per una nave è stato di 2,5 giorni e che la richiesta di redistribuzione in Europa è sempre partita contemporaneamente alla concessione del porto di sbarco e non prima.

Insomma, se continuità c'è stata tra i governi Conte, è stata solo sulla strada della condivisione delle responsabilità con l'Europa sulla quale anche il governo Draghi intende accelerare, ha spiegato Lamorgese rivendicando il risultato di una maggiore disponibilità dell'Europa ad accogliere i migranti che sbarcano in Italia. Prima dell'accordo di Malta solo 125 persone erano state redistribuite in Europa, oggi - a fronte di 1359 accettati - 975 sono già stati trasferiti.

Più politica la testimonianza di Luigi Di Maio che si è mosso sulla falsariga di Giuseppe Conte. E dunque, linea politica sull'immigrazione condivisa da tutto il governo ("anche se le posizioni del M5S non sono sulla medesima lunghezza d'onda della Lega") ma responsabilità delle decisioni sugli sbarchi tutte in capo a Matteo Salvini. "È vero che spesso con Salvini e Conte facevamo delle riunioni informali - ha detto il ministro degli Esteri - ma poi a gestire gli sbarchi era il Viminale e spesso apprendevamo del blocco delle navi da tweet di Salvini". Abbastanza diverso da quel "decidevamo insieme e festeggiavamo insieme. Tutti attuavamo le stesse politiche di governo", ribadito ieri da Salvini.

Ieri le parti civili hanno chiesto la convocazione in aula di Luca Palamara, per quella chat con il collega Paolo Auriemma in cui scrive "Salvini ha ragione ma adesso va attaccato". Il gup Sarpietro deciderà la prossima udienza, la difesa di Salvini preferirebbe concludere in fretta l'udienza preliminare ma per Palamara - chiuso il caso Gregoretti - c'è già in serbo una denuncia a Perugia.
 

 

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